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venerdì 30 giugno 2006

Sasso Maurigno, "i fiori di Giada", via nuova

Forse sono l'unico che riesce ad essere convinto dal local Giuliano Bordoni nell'esplorazione della mai salita Sud del Maurigno, che non prometteva nulla di buono...
Sul primo pilastro però incontriamo roccia discreta e qualche tiro impegnativo, per poi correre slegati verso la cima su facili placche ed inquietanti ripidi ghiaioni.

Il pilastro verticale dove saliamo la prima parte della via
Bordons sul freddo e difficile primo tiro
Quarto tiro
Copperhead di sosta
Scemi di vetta
Panorama verso il gruppo del Cevedale-San Matteo
Panorama verso il Bernina
"I fiori di Giada"

4 commenti:

  1. Mi sa che nessuno ripeterà la via in futuro, ieri c'è stata una grande frana, la zona di distacco mi pare proprio sia attraversata in alto da questa via. Io ero lì sotto a fotografare una Dactylorhiza majalis lungo il sentiero dal rifugio Falck a Casauröl. La frana quando è grossa e si è vicini genera un urlo, non il rumore articolato di un crollo. Oggi sono tornato, tutto tranquillo, nessun gemito di Pacha Mama.

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    1. Nessuno l'ha mai ripetuta (per fortuna!). Non l'abbiamo salita nell'ottica che qualcuno la ripetesse, infatti non abbiamo mai pubblicato nessuna relazione a riguardo. Abbiamo solo reso noto la notizia della salita e la linea percorsa. Chi mi chiese privatamente la relazione lo invitavo calorosamente a non andare.
      Il motivo di quella salita è puramente personale e figlio degli anni della mia giovinezza alpinistica. Sin dall'inizio sapevamo la NON qualità della roccia.
      Quel giorno che compimmo la salita, usciti dal pilastro centrale, quello che si presentò ai nostri occhi era nettamente peggio di ogni nostra previsione negativa. Infatti a quel punto ci slegammo e proseguimmo prima per rampa e poi per crestina finale fino al raggiungimento della cima evitando la linea diretta alla cima (teatro della frana). Quello che è franato è appunto tutta la parte sommiate dove noi abbiamo proseguito indipendenti, aggirando tutta la catasta di sassi appoggiati uno sopra l'altro.
      Prima di due giorni fa, la sud del Maurigno è stata interessata in più occasioni da frane. Anche sotto i miei dei occhi. Il Sasso Maurigno e le vicine Punte Redasco e le montagne che costituiscono questo anfiteatro appartengono al medesimo ceppo: non godono quindi di fama di roccia sana. Inoltre lo zero termico elevato e il surriscaldamento globale aumenta repentinamente il rischio crollo che queste montagne possiedono da sempre.
      "I fiori di giada" raccontano la favola di una ragazza, Giada appunto, che perduta la felicità per via dell'amore non corrisposto del suo principe, le venne incontro una fata. La fata le disse che avrebbe posto rimedio alla sua felicità. L'essere magico seminò dei semi e disse a Giada di seguire i fiori che sarebbero sbocciati e questi l'avrebbero condotta alla felicità. Con quella magia Giada crebbe in un incantesimo sul principe. Giada iniziò a seguire i fiori che sarebbero sbocciati. I fiori sbocciati generavano a loro volta altri semi che germogliavano. Giada durante il suo vagar trovò più fiori da seguire e pure più direzioni. Ma alla fine arrivò in una bellissima radura con una casetta tutta in legno dal tetto rosso. Nessun castello e nessuna traccia del suo principe. Eppure si sentiva bene, le sembrava quasi di riconoscere quel posto , di sentirlo casa, le sembrava quasi di sentir la felicità tornare a bussare. Un boscaiolo barbuto e dolce viveva li. Non era il principe, ma Giada se ne innamorò e ritrovo tutta la sua felicità perduta. I sentieri per la felicità sono innumerevoli e conducono in posti che sono distanti da ciò che ti aspetti all'inizio del percorso. L'importante è iniziare a posare il primo passo.
      La via "I fiori di Giada" rappresenta proprio questo: la ricerca della felicità parte da molto lontano e ti porta dove non ti saresti mai aspettato all'inizio del tuo cammino."

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  2. Magari i fiori di Giada erano le orchidee e i rarissimi micromirtilli (Vaccinium microcarpum) del rifugio Falck, e la casetta era una Baita di Casauröl...
    Volevo prendere qualche lezione di arrampicata da te, ma il timore del Covid mi ha bloccato, se sarò ancora vivo e sarò in grado fisicamente, ti contatterò l'anno prossimo, covid permettendo, ma chissà, forse è ormai troppo tardi.
    A proposito di roccia cattiva, secondo Canetta la frana della Val Pola del 1987 non è venuta giù dal Pizzo Coppetto, come era stato detto in un primo tempo, ma neanche dallo Zandila o Zandilla, come è ormai ritenuto ufficialmente, si è staccata invece da un contrafforte delle Cime di Redasco, in effetti una volta, guardando dall'alto (dal Sobretta) mi parve che avesse ragione lui.

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  3. Ricontrollando sul web, sì la frana di Val Pola si è staccata sotto lo Zandìla, lo avevo scambiato per una delle Cime di Redasco...

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